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Inviate agli uffici competenti della regione Calabria le osservazioni delle associazioni ambientaliste

Comunicato stampa

                                                 

 

Inviate agli uffici competenti della regione Calabria, le osservazioni delle associazioni ambientaliste (Lipu birdlife, WWF, Italia Nostra, Forum Ambientalista, ISDE Medici per L’Ambiente e Fridays for Future), alle linee guida di indirizzo per l’adeguamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti.

Diverse le criticità evidenziate, secondo le associazioni infatti, le proposte di adeguamento presentano delle differenze concettuali e progettuali rilevanti, distanti dagli strumenti e dai principi stabiliti dalle direttive nazionali ed europee di riferimento.

In primo luogo viene riproposta la logica inopportuna dei mega impianti, spesso concentrati in un unico territorio degli ATO (ambiti territoriali ottimali), e da sempre osteggiati dalla collettività, fortemente impattante, con elevati costi ambientali legati al trasporto e in netto contrasto con il principio di “autosufficienza e prossimità” previsto dal D.L.vo 152/06.

L’incremento dell’offerta impiantistica per il trattamento dell’organico prevista dalle linee di indirizzo, basata su tre impianti di compostaggio anaerobico di grossa portata, risulta dunque non condivisibile.

Così come la realizzazione dei tre impianti industriali con tecnologia di ossicombustione “flameless” da 70.000 ton/anno, per il trattamento dei sottovagli e degli scarti organici. Tecnologia poco affidabile, sperimentale, i cui prodotti di scarto (che dovrebbero essere impiegati in cicli tecnologici per la produzione di manufatti per usi civili ed industriali), per di più, risultano essere al momento senza un mercato concreto.

Risulta inoltre in contrasto con la volontà di massimizzare la raccolta differenziata, la realizzazione della 3° e 4° linea di incenerimento del termovalorizzatore di Gioia Tauro (il recupero energetico è antagonista al riciclo), così come appare sproporzionata la realizzazione di nuove discariche che porterebbero la capacità di abbanco regionale a 1.900.000 metri cubi, addirittura 1.230.000 metri cubi in più rispetto ad oggi, con grave danno all’ambiente e rischi per la salute delle popolazioni.

Le nuove norme europee in materia di gestione, riutilizzo e riciclo dei rifiuti urbani, contenute nel pacchetto sull’economia circolare (nello specifico Dir. 2018/850/UE, Dir. 2018/851/UE – recepite dal decreto legislativo n. 116 del 03/09/2020), si basano sui principi di prevenzione, prossimità, riparazione, recupero, riciclo ed infine, conferimento in discarica solo della frazione non più recuperabile e riciclabile.

Obiettivi importanti, che potrebbero essere facilmente incrementati e raggiunti in 3 anni (stessa tempistica prevista dalle linee di indirizzo regionali), grazie al coinvolgimento diretto dei comuni, realizzando un’impiantistica di prossimità, a valle della raccolta differenziata, secondo le metodiche stabilite dalla “Strategia Rifiuti zero”.

Strategia che si propone, tra le altre cose, di riprogettare la vita ciclica dei prodotti in modo tale da permetterne il più possibile il riutilizzo, massimizzando, nell'ordine, il loro riciclo, la loro riduzione, l'eliminazione degli sprechi e rafforzando la raccolta differenziata.

Responsabilizzare i comuni (stabilendo che siano proprio questi i soggetti pubblici preposti alla gestione di tutte le fasi di raccolta e di selezione), ed inquadrare il servizio come “servizio pubblico locale di interesse generale” condotto secondo criteri di efficienza, di efficacia e di economicità, senza scopi di lucro, permetterebbe una gestione più funzionale e destinerebbe gli eventuali utili, al miglioramento del servizio e alla riduzione della tassazione.

A tale scopo utile organizzare, con sempre maggiore decisione, una raccolta differenziata “porta a porta”, che appare, ad oggi, l’unico sistema efficace in grado di raggiungere in poco tempo e su larga scala quote di RD superiori al 70%. Da raggiungere in primo luogo promuovendo la diffusione del compostaggio domestico e condominiale e introducendo su tutto il territorio regionale, un sistema di tariffazione puntuale che faccia pagare le utenze sulla base della produzione effettiva di rifiuti non riciclabili da raccogliere (meccanismo che premia il comportamento virtuoso dei cittadini e li incoraggia ad acquisti più consapevoli).

Sostenibile e necessaria, la costruzione di impianti di compostaggio ( e non di digestione anaerobica) di piccola portata (sulle 5.000 t/a), con operatività intercomunale, correttamente distribuiti, in modo da ottenere notevole vantaggio, sia in termini economici che ambientali.

Cosi come la realizzazione di piattaforme impiantistiche di prossimità per il riciclaggio e il recupero dei materiali (plastica, carta, vetro, alluminio ecc.), finalizzato al reinserimento degli stessi nella filiera produttiva.

Vantaggioso predisporre in accordo con i comuni, servizi di raccolta dei rifiuti speciali, tossici e pericolosi (farmaci, oli usati, batterie e vernici), ed attivare una bacheca trasparenza, nella quale siano pubblicate in maniera organica e  periodica, i costi di smaltimento, i quantitativi di raccolta differenziata (diversificando le percentuali per carta, multimateriale, organico e residuo) delle varie province e dei vari comuni calabresi, al fine di monitorare le eventuali criticità di alcune zone e in una o più delle diverse componenti della raccolta.   

Opportuno, pianificare e concretamente attuare fin da subito la bonifica e la rigenerazione naturalistica delle discariche dismesse e delle tante discariche abusive, tramite anche l’utilizzo della fitodepurazione, nonché progettare sistemi di raccolta dei rifiuti sparsi negli alvei dei principali fiumi come le barriere fluviali e, ancora, prevedere una corretta filiera di conferimento e recupero dei RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), che, tra l’altro, contengono metalli preziosi e dunque fonte di introiti economici.

 

La Regione Calabria in piena emergenza sanitaria riapre la caccia sul territorio regionale

Coronavirus, la giunta regionale della Calabria “al fine di prevenire e gestire l’emergenza epidemiologica” consente la caccia anche al di fuori del proprio comune di residenza.

 

Siamo al paradosso, un comportamento gravissimo, che va a discapito della salute di tutti i cittadini calabresi e divide la popolazione in eletti e subalterni.

Infatti, mentre la maggior parte delle persone comuni è impegnata a misurarsi tra mille difficoltà, con le limitazioni imposte dai vari decreti di contrasto alla diffusione del Covid-19, la giunta regionale con ordinanza n.94 del 07 dicembre 2020 “al fine di prevenire e gestire l’emergenza epidemiologica”, approfittando del comprensibile basso livello di attenzione dell’opinione pubblica, ritiene necessario consentire lo svolgimento dell’attività venatoria anche al di fuori del proprio comune di residenza, in quanto stato di necessità, per conseguire l’equilibrio faunistico-venatorio, limitare i danni alle colture, nonché il potenziale pericolo per l’incolumità pubblica.

I cacciatori possono dunque, a differenza di altri cittadini calabresi, uscire sul territorio in totale disprezzo ai provvedimenti restrittivi assunti dal Governo. L’attività del singolo cacciatore, si legge ancora nel decreto, è limitata alla sua “residenza venatoria”, ovvero agli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia) che, per chi non lo sapesse, sono aree vastissime comprendenti diverse decine di comuni.

Reputiamo infondate le motivazioni elencate nell’ordinanza, difatti, la limitazione degli spostamenti è norma fondamentale per la riduzione della diffusione pandemica ed inoltre ricordiamo, che la caccia è un’attività ludico ricreativa che si svolge per concessione dello stato, non un diritto da reclamare in base ad uno status acquisito per concessione divina, attività tra l’altro, non finalizzata di certo al controllo faunistico per motivi sanitari (regolamentato dall’art. 19 legge 157/1992), e come se non bastasse, in Calabria viene svolta senza l’approvazione di un valido Piano Faunistico Venatorio, importante strumento per la salvaguardia della fauna selvatica omeoterma, patrimonio indisponibile dello stato.

Questa misura, conclude la Lipu, determina l'illegittimo abbassamento del livello di tutela dell'ambiente e della fauna selvatica previsto dalla normativa nazionale e sovranazionale e persegue il solo ed unico obiettivo di accontentare una sparuta minoranza di cittadini, i cacciatori. Un atteggiamento che va davvero condannato, in un momento in cui dovremmo tutti sostenere le iniziative di sicurezza del Governo e operare solo e unitamente per il bene comune.

Alla Regione Calabria chiediamo il rispetto dei DPCM, dei cittadini e della comunità scientifica, e a nome dei 2 milioni di calabresi, sollecitiamo ancora una volta, che si intervenga al più presto bandendo la caccia dalla nostra regione sino a fine pandemia.

 

Rende, 8 Dicembre 2020

L'Alleanza delle Associazioni e dei Comitati "Salviamo il Nostro Mare" incontra il segretario generale Cgil Calabria Angelo Sposato

 

 

Nell’ambito delle decisioni assunte nell’Assemblea generale delle Associazioni e dei Comitati del 13 novembre scorso, si è tenuto venerdì 04 dicembre 2020, un primo importante ed utile incontro in video conferenza, tra l’esecutivo dell’Alleanza delle Associazioni e dei Comitati " Salviamo il Nostro Mare", ed il segretario generale della Cgil Calabria Angelo Sposato.

L’Alleanza che da mesi si adopera per un sistema depurativo correttamente funzionante, una gestione dei fiumi e dei litorali ecosostenibile, al fine di restituire alla nostra Regione un Mare finalmente pulito, fruibile, vero motivo di sviluppo economico e sociale, trova il pieno sostegno del segretario generale della Cgil Angelo Sposato.

Il segretario a nome del sindacato, si è dichiarato pronto a collaborare alle diverse azioni messe in campo dall’Alleanza, dalle interlocuzioni con le strutture regionali preposte (Assessorato all’Ambiente, Arpacal, Comuni), al coinvolgimento nell’azione, di tutti i suoi presidi territoriali.

Inoltre si è convenuto, sull’utilità di realizzare un osservatorio regionale permanente, dove associazioni, sindacati e organi istituzionali preposti, possano dialogare su tematiche importanti come la depurazione, la gestione del ciclo integrato dei rifiuti e l’economia circolare.

L’opera delle Associazioni e dei Comitati continua ininterrottamente, l’incontro con il segretario generale della Cgil Calabria è successivo alla richiesta inoltrata a tutti i sindaci della costa tirrenica cosentina e del retroterra montano, di conoscere in modo dettagliato le proposte inviate alla Regione Calabria e all’Arpacal, al fine di garantire la piena funzionalità dei propri impianti.

 

L’Alleanza delle Associazioni e dei Comitati “Salviamo Il Nostro Mare”.

“Italia Nostra - Sezione Alto Tirreno Cosentino, Legambiente Riviera dei Cedri, Wwf Calabria Citra, Coordinamento LIPU Calabria, Comitato Difesa Ambiente Diamante Cirella, Associazione Culturale e Agricola Artemis di Grisolia, Associazione MillennialsArts di San Lucido, Comitato Torremezzo Bene Comune, Comitato Ambientale Presilano, VAS Tirreno Cosentino/Costa Bruzia (Associazione Verdi Ambiente e Società) - Paola, I Giardini di Eva, Calabria Nuova Grisolia, MEDiterranean MEDIA, Casa dei Diritti di Cosenza, Assemblea sui Beni Comuni di Rende, Fiab Cosenza ciclabile e ambiente, Collettivo La Mongolfiera, Associazione Amici di San Nicola Arcella, Associazione Calabria Nuova di Grisolia, Costa Nostra, Come può uno scoglio arginare il mare “

 

Caccia in Calabria: ancora favori ai cacciatori

 

Nonostante l'emergenza sanitaria la regione Calabria si ostina a cercare di favorire in ogni modo il mondo venatorio.

 

Pochi giorni fa la Calabria, grazie soprattutto ai sacrifici, sia professionali che personali, fatti dai cittadini, è uscita dalla classificazione da zona rossa per entrare in quella arancione. Una condizione che ancora non può dirsi tranquilla ma che pone la comunità sulla giusta strada.

A fronte di questa situazione che richiede ancora cautela e la più rigorosa osservanza delle norme precauzionali, è davvero sconcertante la richiesta avanzata alle Prefetture della Calabria dal Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari della Regione di concedere ai cacciatori la possibilità di spostarsi liberamente sul territorio regionale in spregio alle prescrizioni tese a limitare gli spostamenti sul territorio per evitare il diffondersi dell’epidemia.

Inoltre la richiesta è quella di autorizzare anche la caccia in braccata, una forma di caccia che prevede assembramenti di decine persone, ossia proprio quello che si dovrebbe evitare.

La pretesa giustificazione, poi, che tale attività serva da contenimento per le popolazioni di cinghiali non trova alcun riscontro nella scienza e nella normativa, infatti ricordiamo che la braccata è una forma di caccia e che è un’attività ludico ricreativa non finalizzata di certo al controllo numerico, che fa parte della gestione faunistica, materia estranea alla caccia e su cui vi è l'art. 19 della legge 157 del 1992 a definirne le modalità.

L’iniziativa della Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari della Regione Calabria è del tutto fuori luogo, nonché foriera di comportamenti che potrebbero vanificare gli sforzi fin qui fatti per uscire dall’emergenza sanitaria. Emergenza che, ripetiamo, non è ancora finita e che richiede da parte di tutti i cittadini e delle istituzioni comportamenti responsabili.

Alla Regione Calabria chiediamo il rispetto dei DPCM, dei cittadini e della comunità scientifica che ha già sottolineato la pericolosità di inutili assembramenti e a nome dei 2 milioni di calabresi la Regione intervenga al più presto bandendo la caccia sul nostro territorio sino a fine pandemia.

LIPU Calabria - WWF Calabria- LEGAMBIENTE Calabria - Italia Nostra Calabria

 

LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE BOCCIANO LA FINTA VALUTAZIONE D’INCIDENZA

“La procedura di Valutazione di Incidenza sul calendario venatorio, imposta dal TAR e richiesta dall’Europa, è stata una vera e propria farsa”

 

“Inappropriata, carente e viziata da errori grossolani”. Così le associazioni, Lipu Calabria, WWF Calabria e Legambiente Calabria definiscono la Valutazione d’Incidenza (VINCA) prodotta dalla Regione Calabria per le aree ricadenti nella rete Natura 2000, dopo che il Tar, lo scorso settembre, aveva censurato il calendario venatorio, fra le altre cose, proprio per la mancanza della VINCA.

Basti pensare – sottolineano le associazioni - che vengono posizionate le praterie di Posidonia oceanica, una tipica pianta marina, negli ambienti collinari e montani della Calabria; e ancora, viene affermato che la ZPS (Zona di Protezione Speciale) della Sila Grande ricade interamente all’interno del Parco Nazionale della Sila, quando è sufficiente consultare le mappe per verificare che una larga parte della ZPS si trova all’esterno del Parco.

“La Valutazione di Incidenza o VINCA è la procedura amministrativa necessaria e obbligatoria ogni qualvolta si adotti/autorizzi un piano o progetto o attività che possa avere incidenze significative su habitat e specie presenti nei siti della “ rete Natura 2000”, un sistema di aree istituite appositamente per la conservazione della natura”.

Proprio a causa della mancanza di questo fondamentale strumento e soprattutto a causa di troppe VINCA inadeguate, la Commissione Europea ha attivato nei confronti dell’Italia una procedura “Pilot” che potrebbe essere seguita da una vera e propria Procedura di infrazione.

Per evitare tale rischio, sono state predisposte dal Ministero dell’Ambiente, in accordo con le Regioni e le Province autonome, le Linee guida nazionali per la Valutazione di Incidenza che dettano le modalità e le procedure a cui attenersi per elaborare delle VINCA rispondenti all’ esigenza primaria di tutela degli habitat e delle specie.

La Regione Calabria ha scientemente ignorato tali Linee guida solo per consentire rapidamente ai cacciatori di riprendere l’esercizio dell’attività venatoria nei siti della rete Natura 2000, venendo meno anche all’obbligo di garantire la partecipazione del pubblico, ed in particolare delle associazioni di protezione ambientale, come tra l’altro confermato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e come pubblicamente e formalmente richiesto dalle associazioni stesse in una nota resa pubblica all’indomani della ordinanza del Tar Calabria.

“Chiediamo agli Assessori competenti di ritirare immediatamente i Decreti “farsa” appena prodotti – dichiarano le associazioni - e seguire il percorso della Valutazione di Incidenza nel rigoroso rispetto delle Linee guida nazionali e delle Direttive Europee, garantendo l’appropriata modalità di partecipazione dei cittadini e, soprattutto, il perseguimento degli obiettivi di conservazione delle specie e degli habitat naturali tutelati. In assenza di ciò siamo pronti a dare mandato ai nostri legali per ricorrere, ancora una volta, al Tribunale Amministrativo regionale”.

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