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RENDE: DA CITTÀ VERDE A CITTÀ DESERTO

COMUNICATO STAMPA

 Via Leonardo da Vinci prima e dopo l'abbattimento degli alberi

 

Ciclicamente si ripresenta a Rende l’annosa problematica delle capitozzature selvagge e degli abbattimenti sconsiderati di alberi ad alto fusto.

Nell’ultimo ventennio la Lipu di Rende è intervenuta più volte sulla questione con denunce e comunicati stampa. Ci rincresce, e siamo fortemente amareggiati, dover puntualizzare ancora una volta alcuni aspetti che dovrebbero essere ampiamente noti a chi, di volta in volta, gestisce il bene pubblico.

Nei giorni scorsi ha avuto, e giustamente, un forte impatto mediatico la vicenda riguardante l’abbattimento di diversi esemplari di Pino domestico (Pinus pinea) di oltre mezzo secolo d’età, in via Leonardo da Vinci a Quattromiglia.

Queste piante hanno assistito alla crescita urbanistica della città e sono stati un simbolo identitario di diversi quartieri di Rende, voluti dall’allora sindaco e agronomo Francesco Principe.

Oltre al valore estetico e ornamentale forse non è a tutti noto, soprattutto a chi, evidentemente, amministra il bene pubblico, che questi alberi fornivano diversi servizi ecosistemici necessari e anzi fondamentali per migliorare la qualità di vita dei cittadini.

Mitigazione del clima, assorbimento di anidride carbonica (CO2) e polveri sottili (PM10, responsabili di gravi malattie respiratorie), produzione di ossigeno… sono solo alcuni dei servizi offerti dalle piante.

Gli alberi sono condizionatori naturali che hanno la capacità di abbassare le temperature in città, producendo frescura con la traspirazione, apportando un beneficio a tutta la collettività.

E proprio in un periodo di estrema calura, con temperature superiori ai 40°C si è invece pensato di abbattere queste piante con il risultato di un ulteriore pericoloso aumento delle temperature in quell’area.

 

Tronchi di Pino domestico accatastati dopo essere stati tagliati

 

Sembra che la motivazione principale all’abbattimento sia stata l’instabilità delle piante e l’affioramento delle radici che hanno portato alla disconnessione del marciapiedi in alcuni punti.

Bene! Sono questi problemi reali ma, anziché cercare una soluzione etica e professionale, si è deciso di agire nel modo più semplice e roboante, ovvero dando voce alle motoseghe.

Ma la strada più corta non sempre è la migliore o la più saggia!

E ora ci poniamo, come crediamo anche tantissimi cittadini, alcune legittime domande:

Se considerati a rischio caduta perché non si è deciso di monitorarli anche in un arco temporale ristretto?

E inoltre erano tutti a rischio caduta o proprio tutti gli esemplari abbattuti creavano con le loro radici problemi al marciapiede?

Quanto è costato l’intervento?

Con i soldi spesi si poteva forse pensare alla costruzione di un nuovo marciapiedi a lato di quello esistente smantellando il vecchio e dando così sfogo alle radici. Se non proprio attuabile questa idea, sicuramente gli ingegneri e gli architetti del comune avrebbero trovato una soluzione consona.

Che fine hanno fatto le tonnellate di legna?

Era questo il periodo giusto per eseguire i lavori?

Sì, perché in questo periodo, tra l’altro, molte specie di uccelli sono ancora impegnati nella fase di nidificazione con la seconda deposizione.

Di certo su quegli alberi nidificavano alcune coppie di colombacci, tortore dal collare e piccoli passeriformi, oltre ad essere sito privilegiato di nidificazione e di riposo diurno del gufo comune, specie particolarmente protetta in Italia.

Vorremmo sapere, se qualcuno ce lo potesse indicare, quanti nidi sono stati distrutti e quante uova e nidiacei lasciati al loro inevitabile destino di morte!

Ci piacerebbe anche sapere se è stato fatto uno studio preliminare da parte di esperti, conoscerne la delibera con le motivazioni degli abbattimenti e avere una risposta ai nostri interrogativi e a quelli dei tanti cittadini.

L’occasione è utile per ricordare all’ex amministrazione comunale di Rende che la Legge 157/92, che recepisce la Direttiva Uccelli 79409CEE sulla tutela della fauna selvatica, poi sostituita dalla 2009/147/CE vieta in tutto il territorio nazionale la distruzione e il prelievo di uova, nidi e nidiacei.

Anche il periodo dunque per abbattere questi alberi ritenuti pericolosi o “fastidiosi” purtroppo è sbagliato e non consentito perché ha apportato ulteriori e gravi danni alla biodiversità urbana e all’intera comunità.

Nel 2017 la LIPU di Rende, consegnò gratuitamente alla Commissione Ambiente di questo comune un utilissimo documento composto da 31 articoli sulla gestione del verde urbano elaborato dopo diversi mesi di studio da esperti dell’associazione, forestali, biologi e naturalisti, nella speranza che si potesse avere una gestione più oculata del verde urbano a Rende.

Nostro malgrado, questo documento non è stato mai applicato, né minimamente tenuto in considerazione e giace ancora in chissà quale recondito cassetto di scrivania.

Ci auguriamo che sia veramente l’ultima volta che a Rende, annoverata in passato come città del verde urbano, si verifichino tali scempi e che vengano al più presto rimpiazzati tutti gli alberi abbattuti in questi anni e che si possa finalmente fare una seria e attenta riflessione sulla gestione del verde urbano.

 

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